giovedì 12 novembre 2009

Addio a Claude Lévi-Strauss dagli accademici di Epulae

A solo pochi giorni del suo 101 compleanno si è spento a Parigi Claude Lévi-Strauss, “padre dell'antropologia moderna”, resosi famoso per lo studio delle strutture che guidano popoli e gruppi sociali. Era nato a Bruxelles il 28 novembre del 1908 da famiglia ebrea. Giovanissimo si trasferì con i genitori a Parigi dove suo padre lavorava come ritrattista. La sua formazione culturale avviene nel clima intellettuale parigino. Nel 1931 si laurea in filosofia alla Sorbona ed inizia ad insegnare in un liceo di provincia, un'esperienza che condivide con Maurice Merleau-Ponty e con Simone de Beauvoir. Il suo amore sono le scienze umane. Individua la possibilità attraverso la sociologia e l'etnologia, di costruire un discorso più concreto e innovatore sull'uomo. A tal riguardo, le amicizie con Paul Rivet, Jacques Soustelle, e Marcel Mauss, del quale fu allievo e dal quale apprese il metodo utilizzato per spiegare e analizzare riti e miti dei popoli primitivi, lo fecero crescere intellettualmente e culturalmente. Nel 1935 insegna Sociologia a San Paolo in Brasile, sarà questa l'occasione per conoscere un mondo completamente diverso da quello europeo, ma soprattutto per entrare in contatto con le popolazioni indie del Brasile, che diventeranno l'oggetto delle sue ricerche sul campo. Determinate è lo studio di Claude Lévi-Strauss sull’analisi delle abitudini alimentari, la ricerca sulle strutture mentali e lo studio dei miti, dove mette in luce che un cibo serve soprattutto a soddisfare un appetito simbolico. In particolare l’interesse dello studioso per l’alimentazione si trova in testi come “Il crudo e il cotto” o “Le buone maniere a tavola”, dove sviluppa il tema della presenza nelle culture delle categorie universali del crudo, del cotto e del putrido, il cosiddetto "triangolo culinario". Ed inoltre il “fuoco come elemento di trasformazione del cibo, un processo che fa emergere il passaggio dalla natura alla cultura. Al centro dell'interesse di Lévi-Strauss è il rapporto tra natura e cultura, intesa quest'ultima come un complesso di sistemi di comunicazione, di carattere simbolico e formale. Lo studio sul triangolo culinario compare nel 1958, in un libro intitolato, Antropologia strutturale dove sviluppa una teoria del crudo, del cotto e del putrido che in qualche modo ribalterà molti degli approcci convenzionali al tema dell’alimentazione. In altri termini, l’arte della cucina non si colloca interamente dal lato della cultura. Essa risponde alle esigenze del corpo e determina il modo in cui avviene l’inserimento del uomo nel mondo, piazzato com’è tra natura e cultura. In altri termini, la cucina sembra essere la necessaria articolazione di questo fatto. Rivela inoltre il suo dominio e proietta le sue ambiguità su ciascuna delle sue manifestazioni. Per Lévi-Strauss, le trasformazioni della sessualità e del nutrimento nelle diverse culture devono essere considerate come forme di sviluppo strutturale della società. In particolare, egli mette in luce numerose corrispondenze tra la cucina, come linguaggio, e la complessità sociale. La sua opera è diventata di fondamentale importanza per tutti coloro che si cimentano nello studio dell'etnoantropologia e dell'alimentazione internazionale. Tra gli aforismi più intelligenti ci piace ricordare: “Il mondo ha avuto origine senza la presenza dell'uomo e finirà senza di lui”. “La nostra società è l'unica in grado di trasformarsi e malgrado tutto non distruggersi, finché i cambiamenti che vogliamo introdurre verranno da dentro”. “Lo scienziato non è l'uomo che fornisce le vere risposte: è quello che pone le vere domande”. “Nulla, allo stato attuale della ricerca, permette di affermare la superiorità o l'inferiorità di una razza rispetto all'altra”. “Si perdono più facilmente i codici linguistici che quelli alimentari” e portava il caso degli italiani emigrati in America, infatti spesso la loro lingua originaria viene dimenticata nel tempo, per continuano a mangiare all'italiana conservando gelosamente il gusto indiscutibile degli spaghetti. Addio per sempre. Grazie per quello che ci hai insegnato.
Mario Liberto

mercoledì 28 ottobre 2009

Corso per Sommelier Enogastronomo

Da novembre a San Teodoro l'Accademia Epulae, con il patrocinio dell'Amministrazione comunale, organizza un corso per Sommelier Enogastronomo suddiviso in 3 livelli.
Chi fosse interessato a partecipare può richiedere maggiori informazioni al referente dell'iniziativa Sig. Giannetto Lapia g.lapia@alice.it o presso l'ufficio turistico comunale.

Per il giorno 31 Ottobre è fissato l'appuntamento per la presentazione del corso. Per prenderne parte è necessario confermare la propria presenza (senza alcun impegno) telefonando al n. 0784 865767
Per maggiori informazioni:
http://www.epulae.it/public/presentazione_corso_somm.pdf
www.santeodoroturismo.com/img/02-descrizione-corso.pdf

lunedì 23 febbraio 2009

Quando ci salta la mosca al naso!


Per la superficialità manifestata da chi dovrebbe invece possedere adeguata conoscenza.
E’ con grande amarezza e difficoltà, che mi accingo a scrivere questo articolo; infatti, non amo entrare in polemica con i miei colleghi sommeliers. In questo caso, però non posso esimermi dal farlo. Sono rimasto incredulo nel leggere quanto scritto sui vini sardi nel libro “I MIGLIORI VINI DEL MEDITERRANEO”, edito da Mondadori e scritto da Enrico Bernardo, eletto miglior sommelier del mondo nel 2004. La Sardegna viene giusto menzionata, non è rappresentata nelle schede tecniche da nessun vino ed inoltre, l’autore dimostra di non aver la minima conoscenza della realtà vitivinicola sarda. A questo punto, per rendere chiaro quel che scrivo, riporto fedelmente le parole scritte da Bernardo sui vini di Sardegna. “ La Sardegna possiede numerose vigne vecchie. Ma , al contrario dei viticoltori siciliani, i sardi si accontentano per lo più di vendere i propri prodotti ai turisti d’estate, a livello locale, senza manifestare un vero interesse per l’esportazione. Ma va anche detto che alcuni produttori di qualità ridanno speranza alla viticoltura della regione. Nel nord dell’isola, che beneficia di un clima mediterraneo influenzato dagli onnipresenti venti, il Vermentino di Gallura ( l’unica DOCG sarda) dà un eccellente vino bianco, aromatico e fresco. I vitigni locali, d’altro canto, conservano il ricordo dell’invasione spagnola che la Sardegna ha conosciuto nel Settecento: il cannonau ( un rosso che è il vero e proprio simbolo dell’isola, il carignano del sulcis (simile alla Cariñena del Priorato) e il bovale (equivalente del bobal di Valencia). L’unica difficoltà, quando sono bevibili, è digerirli”. E sì, Bernardo conclude proprio così! “L’unica difficoltà, quando sono bevibili, è digerirli.” E no, cari amanti dei vini sardi! Difficili da digerire non sono i vini di Sardegna, bensì le parole scritte da un sommelier, che con le sue affermazioni danneggia enormemente l’immagine dei vini sardi e può provocare danni seri all’economia del comparto vitivinicolo sardo. Tra le altre cose, al noto Bernardo, sfugge che la Sardegna è stata invasa dagli spagnoli all’incirca quattrocento anni prima e che essi, cosa quasi certa, hanno trovato in Sardegna il Cannonau e il Carignano. Non possiamo non notare che la cartina raffigurante l’isola di Sardegna nel suo libro, menziona solo otto doc e una docg , mentre in realtà le doc sono ben diciannove; e non si può dimenticare di indicare nella stessa cartina geografica, vini doc, forti di una identità come ad esempio, il Nasco di Cagliari , il Girò di Cagliari, e il Cannonau di Sardegna con le sue tre sottodenominazioni geografiche: Jerzu, Capoferrato, Oliena o Nepente di Oliena . Inoltre, è una falsità l’affermazione che i produttori sardi non siano attenti all’esportazione; anche in questo caso, l’ex campione del mondo dei sommelier ignora che il settore vitivinicolo della Sardegna fattura nell’esportazione centinaia e centinaia di milioni di Euro. Concludo invitando l’autore a documentarsi sulla nostra realtà vitivinicola, a venire in Sardegna e degustare i vini eccelsi che da anni ottengono successo e vengono premiati nei concorsi più importanti di tutto il mondo. Da ultimo, mi permetto di suggerire a Bernardo una visita da un bravo medico gastroenterologo perché sono certo che le cause delle sue difficoltà digestive non siano imputabili ai vini sardi!

Angelo Concas - Giornalista Sommelier Enogastronomo - Presidente Nazionale di Epulae (Accademia Internazionale per la Formazione e la Promozione della Cultura Enogastronomica e della Analisi Sensoriale degli Alimenti).
http://www.epulae.it/

mercoledì 28 gennaio 2009

Epulae


L'Accademia
Mai come in questi anni i piaceri della buona tavola hanno affascinato e catalizzato l'interesse del grande pubblico, finalmente approdato alla ricerca dei sapori veri e genuini delle tradizioni locali. In questo periodo, nel corso del quale ci siamo avventurati alla ricerca dei valori fondamentali della nostra enogastronomia, ci siamo resi sempre più conto di quanto i sapori veri e genuini siano legati ai saperi antichi, alla cucina povera e tradizionale delle nostre aree rurali che ci affascina con i suoi profumi legati al territorio ed alla tradizione.
E' su questa onda che è nata Epulae, e con essa il giornale on line, costituita allo scopo di promuovere i prodotti più veri, diffondere la cultura enogastronomica e difendere così i prodotti più tipici della nostra agricoltura, sempre più a rischio di estinzione minacciata dai prodotti massificati, geneticamente modificati e per questo economicamente più vantaggiosi. Lavorare per la qualità costa fatica e denaro, ma la passione per l'enogastronomia e per la nostra cultura ci sostiene e speriamo sostenga i tanti produttori e chef che hanno scelto questa strada. E' proprio in questo mondo sempre più globale che l'attenzione per il “particolare”, il piccolo, il territorio diventa importante, soprattutto per difendere e far conoscere le identità locali, fonti insostituibili di crescita culturale.
Qualcuno potrà pensare che ci siano anche troppe associazioni che operano in questo settore, ma Epulae non nasce in competizione con le altre, è più una variante nuova del classico concetto di associazione, è un grande ombrello sotto il quale trovano casa tante sezioni ognuna dedicata ad un settore specifico del grande mondo dell'enogastronomia. Esperti enogastronomi, esperti in analisi sensoriale, enologi, sommelier, chef executive, specialisti in scienze dell'alimentazione, giornalisti enogastronomi e tante altre categorie di professionisti hanno all'interno di Epulae il proprio spazio d'incontro e di confronto, uno spazio che si espande e diventa un grande crogiuolo culturale dove le esperienze di ognuno e dei vari gruppi si fondono in un movimento unico di sostegno e di divulgazione della cultura enogastronomica.
Epulae è il nome latino che identifica i cibi. E proprio nell'antica Roma, in occasione di feste religiose, ad alcuni cittadini romani veniva riconosciuto il diritto di banchettare pubblicamente in tavole imbandite dei migliori cibi e bevande, sotto la guida di un collegio sacerdotale. Proprio come allora anche oggi, nella nostra associazione, ci avventuriamo alla scoperta dei cibi e delle bevande della nostra terra sotto la guida dei maestri di Epulae per conoscere, imparare e cogliere gli aspetti sensoriali e culturali dei cibi. Anche il simbolo della nostra associazione racchiude, in una visione artistica, i cocetti cari ai soci fondatori ed ai nostri membri. L'anfora romana, recipiente per il trasporto delle derrate alimentari e del vino, viaggiava sulle navi per giungere alle tavole dei nobili commensali, portando con loro un carico di novità, cultura ed esotismo dal luogo di produzione alle tavole di Roma.
Un modo per scambiare saperi e sapori e per unire sulle tavole i quattro angoli dell'Impero. Ed è sopra l'anfora, per i romani simbolo del corpo contenitore dell'anima, che si disegnano le onde del Mare Nostrum, il Mediterraneo, grande via di comunicazione del mondo antico e che ancora oggi rappresenta il luogo d'incontro di mondi e culture diverse, che sulle sue sponde si affacciano, si confrontano e si fondono. Ed è nelle terre che si affacciano sul Mediterraneo che sono venute a contatto le culture del mondo antico, luoghi di incontro dove sono nate tradizioni enogastronomiche uniche e spettacolari, fusione di gusti e di sapori che sulla tavola raccontano storie di scontri ed incontri tra il nord ed il sud del Mediterraneo.
Percorrendo lo stivale dal sud al nord, si scopre una tradizione enogastronomica ricca di sapori, elaborata ed arricchita nei millenni dai popoli che hanno attraversato l'Italia. Profumi e sapori che si incontrano e si fondono, dagli Appennini alle Alpi, raccontando storie e sapori di culture diverse. L'associazione nasce quindi con lo scopo di promuovere e diffondere la cultura alimentare, enologica, gastronomica e dell'analisi sensoriale attraverso attività di promozione, formazione, editoriali e turistiche. Benché appena nata l'associazione è già presente con delegazioni costituite e in fase di costituzione nel Lazio, Veneto, Sardegna Emilia Romagna, Sicilia, Puglia, Calabria, Lombardia, Trentino Alto Adige, Valle d'Aosta, Liguria, Piemonte, Toscana, Umbria e sedi estere negli Stati Uniti, Francia, Argentina, Nuova Zelanda Australia, Canada, Svizzera, Danimarca, Francia e Giappone.
L'accademia opera suddivisa in sezioni, ognuna delle quali raggruppa uniformemente per competenze gli iscritti. Sommeliers-enogastronomi, giornalisti di enogastronomia, esperti in analisi sensoriali degli alimenti, esperti degustatori (miele, olio vergine ed extravergine, formaggio, salumi, tè ed infusi, caffè, cioccolato, distillati e liquori, birra, piante aromatiche ed erbe officinali, funghi e tartufi), esperti in scienze dell'alimentazione, chef in progress, pizzaioli, pasticceri e cioccolatieri, gelatieri, barman e bartenders opereranno nelle proprie sezioni, per fare attività di promozione e formazione, organizzando corsi grazie ai quali i nostri associati potranno contare su opportunità di formazione continua, ampliare il proprio bagaglio di competenze, confrontarsi con i colleghi e acquisire attestati di qualificazione che ne certifichino le competenze teorico-pratiche. Con questo spirito nasce anche Epulae, la testata giornalistica on line, organo d'informazione dell'Associazione, attraverso la quale saranno promosse le attività, i corsi di formazione e le iniziative messe in campo dai nostri associati. Il giornale on-line sarà anche il luogo dove le varie delegazioni potranno promuovere le proprie attività, il territorio ed i prodotti locali. Uno spazio dove i soci potranno parlare delle proprie esperienze, suggerire iniziative e promuovere aspetti particolari della cultura enogastronomica, ma aperto anche ai lettori occasionali che vorranno inviarci il proprio contributo. Non resta che rimboccarci le maniche ed augurare a tutti i soci buon lavoro.